23/12/07
Gli auguri di IPSIA
Cari tutti/e,
Per farvi gli auguri questo Natale prendiamo in prestito le parole di un grande operatore di pace, don Tonino Bello, figura spesso scomoda ma altrettanto rivelatrice, mai scontata e sempre coerente, che ci ha purtroppo lasciato alcuni anni fa.
Non vogliamo infatti limitarci ad augurarvi un Natale il più sereno possibile: anzi, ci uniamo a don Tonino nell'auspicarvi un po' di scomodità e di irrequietezza.
Cittadini del mondo, possiamo sentire la tensione ad una comunione ideale con tutti i popoli del mondo, con i poveri e gli ultimi, in una scelta di sobrietà e di condivisione, accogliendo l'originale spirito natalizio.
Operatori di pace ognuno nella propria quotidianità, possa il Natale che viene essere occasione per ciascuno di noi di ascolto e interiorizzazione del messaggio universale che il bambino che nasce povero tra i poveri è venuto a portarci.
Possa ognuno non rimanere indifferente di fronte a questo evento che si ripete ogni anno, ma farne prezioso tesoro, ciascuno con la propria sensibilità e le proprie particolarità, da cui trarre forza e alimento nello sforzo quotidiano di costruzione di un mondo migliore.
Raccogliendo la speranza che don Tonino legge anche oggi nell'evento di Betlemme, siamo quindi a fare ad ognuno di voi i più sentiti auguri di un Natale sereno e al tempo stesso scomodo, che sappia portare un anno nuovo in cui Natale sia un po' tutti i giorni.
Auguri di pace!
IPSIA
Auguri Scomodi
Don Tonino Bello
Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo, se vi dicessi "Buon Natale" senza darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l'idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.
Mi lusinga addirittura l'ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.
Tanti auguri scomodi, allora , miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l'inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell'affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l'aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.
I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell'oscurità e la città dorme nell'indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere "una gran luce" dovete partire dagli ultimi. Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.
I pastori che vegliano nella notte, "facendo la guardia al gregge ", e scrutano l'aurora, vi diano il senso della storia, l'ebbrezza delle attese, il gaudio dell'abbandono in Dio.
E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l'unico modo per morire ricchi.
Buon Natale!
Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.
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