29/05/08

 

Una visita di riguardo


In questi ultimi giorni ad Inhassoro sono giunti, da ogni angolo del Mozambico dove sono impegnati con i loro progetti, i volontari della ONG Celim, la stessa responsabile per il progetto di turismo sostenibile, di cui abbiamo parlato.

È stato un momento di scambio di conoscenza, di scambio di esperienze e riflessione.

Ringraziamo il rappresentante paese, Luca Chionni, per il sostegno e l'attenzione dimostrata e ci diciamo pronti ad una forte collaborazione per fare di Inhassoro sempre più un centro di eccellenza a livello nazionale.


28/05/08

 

Una descrizione di una giornata da parte di uno dei nostri professori



Ecco come Cleisson De Sousa, un nostro professore, forse il più brillante mi descrive la sua giornata. Le foto sono prese nella sua capanna, arredata con stile, buon gusto ed enorme dignità. Il centro è la grande scrivania, con i libri, il mezzo per il riscatto sociale.

Non vi è luce, e la lampadina è alimentata da una batteria, appoggiata su vecchie scarpe consunte dal tempo, che non possono non ricordare le scarpe del celebre dipinto di Van Gogh.


-so di non sapere- questo senso di introspezione fatta da Socrate non è troppo per servirmi da modello per la mia piccolezza rispetto alla conoscenza.

La mia vita si divide in parti che si concretizzano in differenti azioni di una vita, la quale non mi vergogno di dire che è caratterizzata dall'impegno e dalla ricerca per il futuro, di una vita che si basa sulla scoperta, nel buon giudizio delle cose e in cima di tutto la mia persona.

Paragono la mia routine quotidiana a un sistema chiuso, o a un ciclo continuo e permanente. Una giornata di un professore-studente. Si deve accettare la durezza di tutte le cose alle quali devo dare risposte, risposte con opera fatte alla perfezione.

Ma è cosa certa e grande che io abbia un orologio biologico, una specie di circuito elettronico programmato, non appena scende la notte mi vado a sedere fra le grandi montagne di libri sulla tavola, fra i fogli sparsi, e fino alla fine divoro foglio per foglio, o scrivo o medito e in questo circuito quasi arriva a prendermi il sonno che mano a mano prende il suo monopolio sul mio corpo.

Di solito per il mio orologio biologico l'ora di dormire non è oltre l'una e a volte pianifico di svegliarmi alle 3 o 4 del mattino per studiare di nuovo o preparare le lezioni che devo dare.

Una giornata pesante, lunga e buona, mi piace dire così perché mi sono abituato a vivere con attenzione, parlare con gli altri,a osservare e a meditare l'essenza delle cose.

Alle 6 prendo la mia cartella piena di libri e materiale informatico e vado a dare lezioni fino alle 3 del pomeriggio. E poi tento di prendermi un po' di ore di relax e poi di nuovo dalle 9 mi accingo a studiare. È un lavoro complicato e buono per un giovane di 20 anni come me, insegnare fisica e informatica e studiare geografia. Non sarebbe quindi sbagliato dire che sono 3 persone diverse.

Dico anche che è una giornata complicata al solo pensare l'impegno di dover studiare a distanza e di essere un professore con una giornata stancante.

Ma avvicino all'asprezza di questi giorni, alla durezza delle responsabilità come un bene che presto o tardi potrà dare risultati certi e in più lavorare non fa male, e il sapere non fa mai male, ed è quindi per questo che il mio sistema nervoso non mi permette di dormire conscio della mia ignoranza. E da qui il tema : non posso dormire prima di aver appreso qualcosa.


27/05/08

 

Volto nuovo del blog

Da un po' di tempo avete visto che si sta cercando di ampliare l'orizzonte del nostro blog oltre ad Inhassoro. Significativamente esso cambia nome e viene posta in rilievo IPSIA VERCELLI Onlus, quale capofila delle iniziative in primis qui ad Inhassoro e poi anche in altri ambiti nei quali si vuole allargare l'azione della giovane ma dinamica realtà vercellese.

Per questo si è iniziato a postare alcune notizie più generali non solo su Inhassoro in modo da aprire finestre che possano essere utili per sviluppare una coscienza critica degli avvenimenti e fare così fronte alla nostra mission di educazione alla pace e alle relazioni giuste.

Cambia un nome ma non cambia l'impegno, il quotidiano aggiornamento e il flusso di notizie che molti hanno apprezzato e che ringraziamo di cuore.

A presto per tutte le novità da IPSIA VERCELLI e da Inhassoro.


 


 

Un lunedì ad Inhassoro

Un lunedì ad Inhassoro. La mattina inizia con il lavoro al blog e caricare,sia pur dopo averli opportunamente ridotti, tre video non è semplice.

Si inizia poi a lavorare con la carpenteria. Con Ricardo prepariamo alcune fatture e ci rechiamo prima presso il Governo del Distretto e poi alla Direzione per l'Agricoltura. Non senza attese, ma questo è normale, riusciamo a portare a casa l'assegno dall'Agricoltura e consegnamo la fattura al Governo.

La sede è in subbuglio per la visita del presidente..sulla spianata di sabbia ed erba bruciata dal sole sono ammonticchiati scatole, pezzi di ferro, carta..il materiale che ricordavo messo alla rinfusa ora è ben ordinato..

Da ogni lato in città è un bruciare sterpaglia, tagliare erba, riverniciare..sono arrivati anche dei pali della luce nuovi..spero le luci che un tempo illuminavano Inhassoro possano tornare a brillare.

Il palco per il presidente è in via di completamento.

Nel frattempo un ragazzo si fa male durante le ore di educazione fisica e quindi di corsa lo si porta all'ospedale, dove viene prontamente curato..fortunatamente non si trattava di nulla di grave. L'ospedale è come sempre gremitissimo di persone..ad ogni angolo bambini, vecchi, donne stese a terra con le loro coloratissime capulane..il tipico odore di ospedale penetra le narici acuito dal caldo ancora forte.

La meccanica ha installato e funzionante un pc, con tutti gli strumenti e i programmi per fare disegno tecnico.. un altro strumento importante.

Nel frattempo fa la sua comparsa il nuovo responsabile del progetto di turismo sostenibile, di cui abbiamo parlato in un post precedente. Persona valida e dalla sicura esperienza con la quale si collaborerà al meglio. Come nota curiosa : la sua auto nuova, naturalmente adeguata e necessaria per le inesistenti strade dei parchi mozambicani, fa molto effetto su tutta la scuola..alcuni mi chiedono se sia arrivato un nuovo chefe..e questo fa riflettere su come spesso ad ogni latitudine il metro di giudizio di un uomo si basi sulle cose…

Intanto gli echi delle violenze giungono sino ad Inhassoro..sono in attesa di mettermi in contatto con alcuni che stanno rientrando per avere informazioni di prima mano..


 


 

Aesse il nostro giornale


Vi segnaliamo il giornale delle ACLI, Aesse, pubblicazionedi sicuro interesse e grande spessore culturale, che può essere sfogliata online.
Basta cliccare l'immagine per seguire il link.

Buona lettura

26/05/08

 

Un nuovo volto ad Inhassoro


Ha fatto la sua comparsa da oggi ad Inhassoro Alberto Maria Rigon,trentenne vicentino di origine e responsabile del progetto, di cui sotto, per la parte del parco di Zinave.

Alberto è specialista in Scienze e tecnologie alimentari e ha frequentato un master in Cooperazione allo Sviluppo nelle aree rurali. Ha già fatto una lunga esperienza, fra America Latina ed Africa e attualmente lavora in Mozambico dal 2005.

Il titolo del progetto è -Sviluppo socio-economico attraverso il turismo sostenibile nella Provincia di Inhambane- e ne riportiamo parte gli obiettivi generali

In Mozambico, come nei vicini stati africani, il turismo rappresenta una delle più importanti risorse potenziali di sviluppo. Dopo la caduta nel lungo periodo di guerra civile, il settore sta infatti iniziando una crescita significativa, sebbene inferiore ad altre realtà analoghe. Esso si concentra in prevalenza nella zona meridionale del Paese, nelle tre Province di Maputo, Gaza e Inhambane, sia nella forma di valorizzazione delle coste per vacanze di riposo e attività sportiva, sia in quella di vitalizzazione di Parchi naturali con ripopolamento e organizzazione per safari fotografici.

Pur comportando in ogni caso un beneficio per il Paese, lo sviluppo attuale comporta tuttavia limiti e rischi. La realizzazione di strutture per i turisti è infatti promossa quasi esclusivamente da imprenditori stranieri (in particolare bianchi sudafricani e portoghesi), e manca un'adeguata preparazione professionale di operatori

locali del settore; cosicché il beneficio diretto per la popolazione locale èridotto all'assunzione di personale non qualificato nelle strutture ricettive e alla vendita minuta di semplici oggetti d'artigiianato o di frutta ai turisti.

Lo sviluppo dei Parchi, a sua volta, anche se saranno poste le dovute cautele per un adeguato equilibrio tra le

esigenze di conservazione e quelle di sfruttamento turistico, comporta problemi per le popolazioni residenti,

condizionate nelle loro attività tradizionali dal ripopolamento animale, e costrette a trasferimenti o a

cambiamenti di vita.

Il progetto, appoggiandosi su sollecitazioni simultanee delle due Controparti locali alle ONG promotrici, affronta i due aspetti citati con un intervento multisettoriale che prevede un insieme di iniziative coordinate per favorire lo sviluppo socio economico nella provincia di Inhambane attraverso la partecipazione della popolazione alla valorizzazione delle risorse turistiche.

Per elevare il ruolo e il beneficio della popolazione locale, ed in particolare dei giovani e delle donne, nelle attività al servizio del turismo, il programma prevede lo sviluppo di una scuola professionale per operatori nel settore all'interno di una struttura realizzata dalla Diocesi di Inhambane (con la partecipazione

dell'ONG italiana IPSIA e il finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana) già attiva in aree professionali più tradizionali, e la collaborazione con il Ministero dell'Istruzione nella formazione di insegnanti specializzati. Quest'ultima attività consentirà anche di contribuire alla definizione dei piani di

studio nazionali per le scuole di formazione professionale per operatori del turismo. Ad essa contribuirà, come detto nella premessa sugli organismi italiani coinvolti, l'Istituto Alberghiero P. Artusi di Recoaro.

Al fine di promuovere l'imprenditoria locale nel settore e creare uno sviluppo autonomo di realtà di accoglienza turistica con ricaduta piena sulla popolazione interessata, esso sostiene poi la creazione di due strutture ricettive per turismo responsabile a gestione comunitaria, in linea con analoghe felici

esperienze in altri Paesi, ed anche, in un solo caso, nello stesso Mozambico. Di esse, una sarà realizzata in una delle aree di maggiore attrattiva lungo la costa settentrionale della Provincia, nella stessa località dove si prevede la realizzazione della scuola, l'altra presso il Parco Nazionale di Zinave.

Infine, appunto in questo Parco, esso garantirà l'aiuto alle comunità coinvolte nel suo sviluppo perché sia loro assicurato un futuro dignitoso all'interno o all'esterno dello stesso, con integrazione nelle attività del Parco o la promozione socio-economica nell'eventuale riallocazione.

In parallelo, con un'attività d'informazione e promozione in Italia e in Europa, il progetto favorirà lo sviluppo di viaggi di turismo responsabile e sostenibile verso le zone interessate dal progetto, sostenendo immediato ritorno alle attività da esse impostate e un beneficio anche ad altre comunità del Paese.


Come si vede il progetto è ambizioso e intercetta il vettore più importante dello sviluppo del paese, il turismo.

Le sue aspettative iniziali è vedere che il progetto che ha contribuito a scrivere funzioni sia sostenibile e possa migliorare la situazione nelle comunità in cui verrà implementato il progetto.



 

Tour Inhassoro II



dalla fine della discesa alla fine della strada asfaltata..

 

Tour di Inhassoro I



In questo post viaggerete con me ad Inhassoro. Immaginate di essere alla guida e di arrivare nel paese. Non vi è commento, ma solo il rumore dell’auto..è come un viaggio virtuale e reale ad Inhassoro..

La macchina ha immortalato quello che vedrebbero i vostri occhi.

Per rendervi conto del contesto, per capire meglio dove siamo, la realtà e per confrontare la vostra realtà con quella che vivono i nostri ragazzi e ragazze.

Questa è la prima parte..dalla discesa fino al mare..


 

Processione Corpus Domini



Domenica del Corpus Domini ad Inhassoro.

Dopo la Celebrazione, che come sempre ha visto la chiesa gremitissima, si è svolta la tradizionale processione attraverso le vie del paese.

Con poche e precise disposizione la folla si è ordinatamente disposta su due file e ha percorso, pregando e cantando, il paese di Inhassoro, toccando i luoghi più importanti. Il mercato, la strada verso il mare, la zona degli uffici della Amministrazione.

I numerosi lavoratori al lavoro anche di domenica per preparare al meglio ogni cosa per la visita presidenziale del mese prossimo,la gente che si attardava per le spese al mercato, la gente di ritorno dai campi o presa nelle faccende, al passaggio del baldacchino fermano i loro lavori e si inginocchiano in preghiera, con enorme rispetto, con grande fede, nella loro semplicità, nei loro vestiti magari consunti..una scena che mi ha ricordato il dipinto di Breton, La benedizione del grano nell'Artois.


23/05/08

 

5X Mille IPSIA-ACLI



5XMille ad IPSIA..un modo concreto di aiutarci e fare continuare il nostro sogno


è facile: basta apporre una firma e il codice fiscale di IPSIA nell'apposito riquadro
C.F. 97043830583

GRAZIE DI CUORE

22/05/08

 

Aggiornamento Violenze in Sud Africa

Riportiamo aggiornamento sulle gravi violenze che stanno sconvolgendo il vicino Sud Africa e che stanno avendo forti ripercussioni sul Mozambico e sugli altri paesi vicini.

Più di 9 mila Mozambicani sono già rientrati per le violenze e il clima di caccia allo straniero continua.


 

Several thousand foreigners have fled South Africa after days of violent attacks by angry mobs.

Mozambique is laying on special buses, which have taken some 9,000 people home this week, an official said.

Some Zimbabweans are also going home, preferring to risk the violence there than stay in South Africa.

At least 42 people have been killed and some 15,000 have sought shelter from the mobs, who blame foreigners for high crime and unemployment.

The army is to be deployed in South Africa to contain the violence - for the first time since the end of apartheid.

But police in Johannesburg, where most of the attacks have taken place, say the situation is now much quieter than in recent days.

The police have used rubber bullets and tear gas to disperse the crowds.

Chaotic scenes

"I am just scared for my life," Henry, a 24-year-old Zimbabwean, told the BBC as he prepared to board a bus taking him home.

"I have a little girl at home - I want to see her grow up," he said after seeing a man shot dead at the weekend.
  

"I think Zimbabwe is safe."

Some three million Zimbabweans are believed to be in South Africa, fleeing poverty and violence at home.

The BBC's Karen Allen saw chaotic scenes and scuffles at a Johannesburg police station, as Mozambicans tried to scramble on board buses to take them home.

She says that those who could not get places spent the night in waste ground outside the police station, during the southern hemisphere winter.

Many had been beaten and had their property stolen.

Leonardo Boby, Deputy National Director of Migration, said that about 3,000 people had returned to Mozambique each day this week so far.

"We are having hectic moments with the return of these people," he said.

At least eight of those killed are thought to be from Mozambique.

Tavern attacked

The violence also spread to the port city of Durban on Tuesday, where some 700 African migrants sought refuge in a church.


 

"A mob of plus/minus 200 were gathering on the streets carrying bottles and knobkerries [wooden clubs] busy attacking people on the streets," provincial police spokeswoman Superintendent Phindile Radebe told AFP news agency.

"They attacked one of the taverns there believed to be owned by Nigerians," she said.

The attacks on foreigners began a week ago in the township of Alexandra, north of Johannesburg, before spreading to the city centre and across the Gauteng region.

Mobs have been roaming townships looking for foreigners, many of whom have sought refuge in police stations, churches and community halls.


 

Viaggio a Maputo



La scorsa settimana il presidente di IPSIA Vercelli ONLUS si è recato, con lo scrivente, a Maputo per vari incontri per mettere a punto i prossimi progetti della scuola. Sono in cantiere la costruzione delle nuove aule e il grande progetto della nuova chiesa di Inhassoro.

Il viaggio è stato denso di avventure e incontri piacevoli nelle varie realtà missionarie che ci hanno ospitato.

Si è anche approfittato di Maputo per fare acquisti per la scuola e per ritirare le pagelle e i registri dal Ministero della Educazione. La prima avventura degna di nota è proprio stato il ritiro delle paute (le pagelle), i registri e i fogli individuali dei ragazzi.

Dopo esser salito di buon'ora al settimo piano del Ministero e aver parlato con il responsabile vengo indirizzato al magazzino del Ministero. Una impresa il trovarlo. La zona è quella presso la vecchia fortezza portoghese, ma ricevo almeno 4 indicazioni diverse prima di riuscire a trovare il posto.

Entro in un edificio polveroso, con montagne di computer ormai in disuso, ferri, il soffitto un po' cadente..da dietro i banchi vi sono il capo, con giacca e cravatta, una signora che legge il quotidiano nazionale, un giovane intento a lavorare su un pc e un signore di mezza età che sta parlando al telefono e noto che l'apparecchio è tenuto insieme dal nastro adesivo.

Mi presento e chiedo di ritirare il materiale. Segue una chiamata fiume con il Ministero che autorizza la consegna del materiale, come già chiesto.

Inizia quindi l'operazione di conta del materiale. Io, con il signore di mezza età iniziamo a contare prima le pagelle, 1000 fogli, poi i fogli di valutazione individuale, altri 1000 e i registri.

Mano mano che si contava un altro inserviente con diligenza incartava le pagelle e il resto del materiale.

Con pazienza, e con numerosi tagli alle mani, le ormai mitiche paute furono contate e caricate sulla TATA.

Un saluto al magazzino del Ministero e via per altre compere.

Le corse nel caos della città e le difficoltà nel trovare materiale specifico sono all'ordine del giorno, ma si riesce a recuperare quasi tutto.

Si comprano anche cipolle e aglio, dato che nella capitale questi generi, importati come le patate dal Sud Africa, costano decisamente meno che a Inhassoro. Anche per la benzina e il gasolio vi sono prezzi separati, a Maputo si paga circa 1 euro al litro, a Maxixe 1 e 10, ad vicino ad Inhassoro 1,30 circa.

Durante il viaggio di andata siamo stati ospiti della Comunità della Sagrada Familia, con la cui università, si è già aperta una grande e proficua collaborazione che ha portato Aderito (vedi post precedenti) in Italia a studiare, collaborazione che si approfondirà sempre più.

Altra visita significativa è stata quella alla missione San Josè di Mongue, guidata da padre Vittorio, sempre della congregazione della Sagrada Familia. Sta realizzando un centro di carpenteria e ha realizzato 5 piccoli bungalow all'interno della grande piantagione di cocchi da destinarsi per viaggiatori che vogliano immergersi nella natura, lasciarsi lo stress e la civiltà lontani e vivere una esperienza di pace missione e semplicità.

Nel contempo sta riabilitando la vecchia missione gesuita, costruita nel 1893, proprio sulla punta del promontorio di Mongue, di fronte alla magnifica Punta Linga Linga. La natura è rigogliosa..dopo una mezz'ora di pista fra i cocchi si apre al viaggiatore lo spettacolo mozzafiato della baia, dei dhow che solcano le acque poco profonde e le numerose trappole dei pescatori.

Solcano il mare in piccoli gusci, scavati nei tronchi, ai nostri occhi una cosa impossibile, ma reale..come il pesce che portano a riva..una riva che conserva intatto uno degli ecosistemi più a rischio del pianeta..le mangrovie

La vecchia verandina sul mare della missione gesuitica a picco sul mare ci fa definitivamente innamorate di questa magnifica missione di frontiera, portata avanti con caparbietà dal padre, in un luogo senza elettricità e in cui ha dovuto costruirsi le strade con una ruspa donata da benefattori italiani.

Sulla strada del ritorno lungo le piantagioni di cocchi incontriamo i venditori e in maniera davvero folkloristica riempiamo l'auto di preziosi cocchi per i ragazzi dei nostri internadi..

L'auto così carica inizia il viaggio di ritorno verso Inhassoro..un'auto in vero stile africano..inventario :

computer, 3 latte di antiruggine, 2 latte di fibra di vetro, 5 scatoloni con le mitiche paute, 3 sacchi di cipolle, 2 scatole con le enciclopedie, 5 kg di aglio, 150 cocchi e i mitici frangos congelati..ovvero i polli congelati da consegnare con urgenza alle suore Domenicane di Inhassoro..

da far morire dal ridere..e poi le riviste dei padri comboniani da scaricare nelle varie missioni..

la TATA, grande auto, ci riporta sani e salvi a Inhassoro, dopo uno stop presso la missione di Maimelane.







 

Visita del Presidente-conclusioni



Ieri è ripartito il presidente di IPSIA Vercelli Onlus, Michele Lepora. La sua visita di quasi 2 settimane in Mozambico è stata occasione di riflessione, controllo e valutazione del lavoro sin qui svolto, nonché di pianificazione delle attività future.

Si sono poste le basi per la costruzione del nuovo padiglione di aule, che andrà ad rafforzare la nostra dotazione, permettendoci di decongestionare il centro giovanile e finalmente concludere raggiungere la piena e completa dimensione del progetto iniziato nel 2002.

La visita a Maxixe ha continuato la tradizione di collaborazione con la Università Sagrada Familia, punto di eccellenza per la formazione superiore nella Provincia di Inhambane.

Altresì importante è stato la grande accoglienza data dai nostri ragazzi al Presidente, che hanno così voluto dimostrare l'affetto, la stima e la gratitudine che li lega ai donatori, senza i quali non sarebbe stato possibile il sogno che la scuola sta portando avanti.

L'ultimo giorno il neonato gruppo teatrale ha rappresentato un pezzo di straordinaria attualità per la società mozambicana e con bravura non comune.

Il pezzo rappresentava i problemi che attanagliano la società mozambicana: la crisi della famiglia e del matrimonio, il problema delle giovani costrette a vendere il proprio corpo a uomini più anziani in cambio del miraggio di beni che spesso conduce a gravidanze indesiderate o all 'AIDS.

Un incredibile spaccato di vita quotidiana, rappresentato con vivacità e coraggio dai ragazzi.

Sono stati presi accordi e sono in preparazione pezzi che descrivono la vita quotidiana del Mozambico da parte di Mozambicani, in modo da presentare e far capire sempre meglio questa società a voi lettori.

L'impegno per gli anni a venire è grande e le sfide davvero molte, ma le sfide difficili sono anche le più belle e pochi avrebbero scommesso sul grande sogno di Inhassoro che ora è realtà.

Ringraziamo quindi Michele per il suo impegno e dedizione e lo attendiamo già con nuovi e ancora più significativi risultati.



21/05/08

 

Apriamo finestre sul mondo IPSIA



Pubblichiamo 2 brevi testimonianze di altri SCV IPSIA che ringraziamo di cuore per aver dedicato un po' del loro prezioso tempo per condividere con noi le loro esperienze, le loro sfide, il loro lavoro quotidiano nelle loro realtà.

Ci è parso opportuno infatti aprire finestre sulle altre realtà di IPSIA per farci conoscere sempre meglio e per fare rete, consci che i nostri interventi sono diversi per metodo, realtà geografica, contesto specifi, ma accomunati nei valori profondi che ci uniscono.

Samuele


Esperienza di Servizio Civile Volontario in Albania di ALBA ACETO


Mire se vini a Shkoder: "normalmente" al buio, qualche strada in un più e un paio di case appena costruite, la mega Croce francescana che sempre illuminata sovrasta la città dominandola dall'alto, i canti del muezzin, la birra, il raki, i qebap, il biliardo, la nebbia di fumo che aleggia nei bar frequentati da soli uomini e nei locali semi-vuoti, i soliti volti conosciuti!

Si..insomma..ritornando a Scutari sono riuscita a percepire solo qualche piccolo segnale di cambiamento che accompagna la fase di transizione avviata dal Paese ad inizio anni '90, la quale designa un processo ancora incompleto che si stabilizzerà forse tra qualche anno.

Ciò che è diverso rispetto alla prima volta che venni in Albania, nel Novembre 2006, è il tipo di esperienza che mi riporta ancora una volta in questo posto che ormai mi appartiene e con le sue molteplici contraddizioni continua a suscitarmi emozioni altalenanti.

Dall'esigenza di approfondire le mie conoscenze rispetto alla realtà socio-economica-culturale albanese deriva la volontà di trascorrere un anno in servizio civile volontario in Albania.

Decisione non casuale, ma scelta consapevole intesa come opportunità di crescita formativa umana e professionale e come occasione per contribuire alla realizzazione del progetto "Emigrazione, Immigrazione e diritti" che mi ha coinvolta fin dalle sue fasi iniziali di attuazione.

La mia presenza a Scutari rappresenta per me una manifestazione di coerenza e di impegno attivo che si pone in continuità con le mie esperienze pregresse sul territorio albanese.

Attualmente mi sto occupando di una vasta gamma di attività che variano dalla ricerca, analisi, aggiornamento dati su rimesse e rientri in Albania, all'insegnamento della lingua italiana a bambini albanesi di età compresa tra gli 8 e i 14 anni, dall'attivazione di corsi di formazione professionale organizzati dall'Enaip Lombardia per favorire l'inserimento lavorativo femminile, l'alfabetizzazione e la socializzazione delle donne, all'organizzazione dei campi di animazione estiva per i volontari aderenti al progetto "Terre e libertà".

A ciò si aggiunge la mia partecipazione a convegni, tavoli di lavoro, incontri istituzionali, riunioni con alcune associazioni locali per estendere la rete di contatti e di relazioni intessuta da Ipsia in Albania. Non mancano poi le attività di supporto agli operatori dello staff locale nell'erogazione dei servizi offerti dagli sportelli di consulenza per migranti nati, a Scutari e a Tirana, dalla collaborazione tra Patronato Acli e Ipsia.

Impossibile infine non citare i momenti di tempo libero trascorsi in compagnia degli amici alla scoperta dei luoghi più belli del Paese o a festeggiare qualche ricorrenza.

Il panorama di attività diversificate che scandiscono la mia quotidianità a Scutari risulta funzionale per mettere alla prova me stessa ed acquisire nuove competenze rafforzando i legami con le persone incontrate nel corso della mia permanenza di lungo periodo su questo territorio e che considero parte integrante della mia esperienza e punti di riferimento importanti per condividere sia gli aspetti positivi che quelli negativi del cammino intrapreso che mi riporterà in Italia a metà settembre.


IPSIA IN KOSOVO


PROGETTO EMIGRAZIONE, IMMIGRAZIONE, DIRITTI volontarie SCV IPSIA-NOEMI TRICARICO, GIULIA MOLINENGO E LORENA MARTIGNONI

IPSIA Kosovo è arrivata alla fase conclusiva del progetto Emigrazione, Immigrazione e Diritti, che prevede l'apertura di uno sportello pilota in uno degli edifici delle municipalità coinvolte (Prizren, Klina, Dragash e Gjakova). Tale sportello dovrà fornire un servizio informativo per tutti coloro che dal Kosovo hanno intenzione di spostarsi in Italia tramite una richiesta di visto per lavoro o ricongiungimento familiare e per le persone che, tornate dall'Italia, vogliano ottenere chiarimenti riguardo la riscossione di contributi maturati con il lavoro svolto nel nostro paese, benefits etc.

Lo staff di IPSIA si sta preparando attraverso una formazione specifica e sta gettando le basi per una collaborazione con l'appena aperta ambasciata italiana a Pristina, l'ultima nata fra le capitali d'Europa.




19/05/08

 

Inaugurazione Progetto Rotary



Alla presenza di Maria Luisa Navidade, rappresentante del Rotary Club di Maputo, si è provveduto alla inaugurazione delle attrezzature donate dai Rotary Club di Vercelli, Nimes, Dortmund e Maputo.

La rappresentante ha visitato le strutture della scuola e si è detta impressionata dall'ottimo livello di preparazione dei ragazzi e dalla ottima dotazione strumentale, frutto anche della donazione rotariana.

Ringraziamo di cuore per il sostegno dato e auspichiamo una proficua collaborazione futura, nel segno della generosità e dell'impegno verso i più deboli e bisognosi.


 

Violenze in Sud Africa

Riportiamo un aggiornamento dalla BBC sulle continue violenze di natura xenofoba nel vicino Sud Africa, che interessano soprattutto gli immigrati da Zimbabwe e Mozambico, che fuggono dalle loro terre nel più prospero Sud Africa in cerca di fortuna.

Gli immigrati sono accusati di essere responsabili per l'aumento della criminalità ed insicurezza nel paese, di togliere posti di lavoro ai sudafricani accettando salari più bassi.

Il Sud Africa, che dalla fine del regime di separazione nel 1994, ha conosciuto una crescita notevole, è diventato polo di attrazione per i paesi vicini, quali il martoriato Zimbabwe e il Mozambico.


 

At least 12 people have been killed in the South African city of Johannesburg since Friday in a wave of violence directed at immigrants, police say.

Police have used tear gas and rubber bullets to try to stop gangs of armed youths from attacking foreigners and looting and burning their property. Five people were killed overnight in the area of Cleveland. Two of them were burned and the others beaten to death. More than 50 were taken to hospitals with gunshot and stab wounds. During the day, a church where about 1,000 Zimbabweans have been taking refuge was attacked.
  

Bishop Paul Veryn of the Central Methodist Church which was attacked told SABC radio: "We consider that the situation is getting so serious that the police can no longer control it." As night fell, immigrants were streaming into one police station near downtown Johannesburg carrying whatever belongings they could, reports Caroline Hawley. Many now fear for their lives, she reports. One Zimbabwean woman told the BBC she would flee back home rather than risk losing her two children to the mobs.

Social problems
 

The trouble began a week ago in the sprawling township of Alexandra. Immigrants from neighbouring African countries were set upon by men with guns and iron bars chanting "kick the foreigners out". Terrified Zimbabweans, Mozambicans and Malawians fled to the safety of the local police station and to another township, Diepsloot. They were then attacked there as well - shacks were burnt down and shops looted. The violence has since spread to other areas. Since the end of apartheid, millions of African immigrants have poured into South Africa seeking jobs and sanctuary. But they have become scapegoats for many of the country's social problems - its high rate of unemployment, a shortage of housing and one of the worst levels of crime in the world.
 

The South African Red Cross is now providing food and blankets to hundreds of frightened immigrants forced from their homes. President Thabo Mbeki said he would set up a panel of experts to investigate the violence. The leader of the governing African National Congress, Jacob Zuma, condemned the attacks. "We cannot allow South Africa to be famous for xenophobia," he told a conference in Pretoria.


13/05/08

 

Viaggio a Maputo -Parte I



Lunedì l’ing. Michele Lepora, presidente di IPSIA Vercelli Onlus, accompagnato da Samuele Tini,è partito alla volta di Maputo per una serie di incontri importanti.

Primo incontro presso l’Università Pedagogica Sagrada Familia di Maxixe importante polo universitario in cui si è formato il nostro Aderito, gestito con attenzione e cura dai padri della Sagrada Familia.

Ne diamo una breve introduzione :

  • A Universidade Pedagógica/Sagrada Família (UP/SF ou UniSaF) é uma delegação “especial” da Universidade Pedagógica que funciona na Cidade de Maxixe (Inhambane). A UniSaF é fruto de um Acordo de Cooperação assinado em 28 de Dezembro de 2005 entre a Universidade Pedagógica, representada pelo Magnífico Reitor Prof. Doutor Carlos Machili e a Congregação Sagrada Família, representada pelo Delegado P. Ezio Lorenzo Bono. Esta delegação conta com 4 cursos de licenciaturas, nomeadamente em “Ciências da Educação”, “Ensino de Português”, “Ensino de Inglês”e Ensino de História e Geografia. No seu primeiro ano de actividade contou com 175 estudantes inscritos e um corpo docente formado por 25 Docentes Assistentes residente na Maxixe, mais os Docentes Regentes que se deslocam periodicamente de Maputo e Xai-Xai para Maxixe e vice-versa.
  • No ano 2007, com a introdução dos novos cursos, existem 186 estudantes do primeiro ano, mais 175 do segundo ano, por um total de 361 estudantes e uma equipa composta por 30 docentes a atender as turmas dos 1ºs e 2ºs anos, manhã e tarde, respectivamente.
  • Conforme quanto escrito no Acordo de Cooperação, esta parceria foi criada por um lado “considerando o Plano Estratégico da UP e as necessidades do plano quinquenal do governo no que respeita a expansão do ensino superior em todo o país” e por outro lado “tendo em conta que a Congregação Sagrada Família é uma instituição religiosa que tem como um dos objectivos fundamentais apoiar o sector da educação no país, com experiência no ensino médio, e com todas as condições reunidas para a criação de uma Universidade”. A Congregação Sagrada Família de facto é uma instituição religiosa internacional vocacionada à educação das novas gerações, fundada na Itália em 1863 por Santa Paula Elisabete Cerioli (canonizada pelo Santo Padre Papa João Paulo II em 16 de Maio de 2004).


  • No dia 14 de dezembro de 2007, foi assinada uma adenda ao acordo de cooperação entre a UP e a UniSaF, representadas respectivamente pelo Magnífico Reitor Prof Doutor José Rogério Uthui e o Director P. Ezio Lorenzo Bono. Esta adenda prolonga a cooperação por mais 5 anos, até a UniSaF alcançar a sua independência.
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10/05/08

 

Articolo Corriere Eusebiano


Postiamo il bellissimo articolo di Ilde Lorenzola uscito sull'ultimo numero del Corriere Eusebiano.
Ringraziamo di cuore il direttore e tutto lo staff per il grande sostegno e attenzione che sempre hanno per Inhassoro.

09/05/08

 

Intervento del presidente delle ACLI Andrea Olivero





Inseriamo l'intervento conclusivo del presidente delle ACLI, Andrea Olivero, al 23 Congresso Nazionale. Lo ringraziamo per le parole su Inhassoro, che ci riempiono di orgoglio e ci spronano a fare sempre meglio.



Andrea Olivero*

presidente nazionale Acli



Conclusioni


Cari Amici, grazie per questo ricchissimo XIII Congresso nazionale in cui moltissimi delegati hanno potuto prendere la parola: 64 i delegati che hanno preso parola, oltre 40 gli ospiti.

Voglio ricordare poi tutte le persone che ci hanno inviato messaggi. Alcuni sono stati letti per altri non è stato possibile farlo, ma verranno tutti pubblicati, dal Vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma, cardinal Camillo Ruini, al ministro dell'istruzione Giuseppe Fioroni che mi ha inviato una lettera ricca di spunti di riflessione.


Parto però da uno di questi messaggi: [il presidente legge il messaggio di mons. Santo Quadri].

Ho voluto partire con questo saluto perché viene da uno dei nostri padri, da uno di coloro che hanno fatto le Acli, in quel radicamento che noi ci siamo riproposti di aggiornare nelle modalità, ma di andare a considerare essenziale per le Acli del XXI secolo, con una passione e una concretezza che lo caratterizzavano e lo caratterizzano ancora.

Ricordo sempre che la sua concretezza era rammentata da molti con uno slogan che diceva: "Per i nostri circoli con mescita, meno litri più libri". Ecco quella concretezza del fare che a volte può far sorridere ma che poi incide nella realtà di un pastore che guarda al coinvolgimento profondo.


Qualche altro ringraziamento a chi ha terminato con questo congresso i compiti nell'Associazione: alla presidenza uscente che ha operato in questi anni; la direzione che mensilmente si è ritrovata per discutere la linea associativa; i collegi dei probiviri e di garanzia che hanno svolto, talvolta in condizioni non semplici, la fondamentale funzione a servizio dell'Associazione con l'equilibrio che è proprio di questi organi; e ancora i revisori dei conti.

E tutti gli altri che nella gratuità e con l'entusiasmo che risiede nello svolgere funzioni a servizio dell'Associazione si sono adoperati. Un ringraziamento va poi a tutti coloro che si sono adoperati per l'organizzazione del Congresso sia politica che tecnica, in particolare il segretario del Congresso Fabrizio Benvignati Allargo poi il ringraziamento a tutti gli operatori che in questi giorni e nelle settimane passate hanno volentieri lavorato alla preparazione di questo appuntamento.


La mia relazione iniziale che secondo alcuni analisti del genere era, in alcuni tratti complessa, forse anche ostica perché affrontando un tema come quello che ci siamo proposti della migrazione dal '900 naturalmente comportava un'elaborazione che fosse sufficientemente raffinata da giustificare le uscite che pure erano indicate in essa, spero anche con precisione.

Questa relazione è stata dibattuta, ripresa anche con alcune sottolineature. Ma credo anche, e questo mi ha fatto particolarmente piacere, condivisa in profondità da quanti hanno partecipato a questo Congresso e ha fatto scaturire un dibattito intorno a quelli che indicavo in essa come nodi cruciali; ma ha fatto anche emergere alcuni altri nodi che richiamerò e che mi sembrano importanti.


Vorrei utilizzare tre parole per indicare questo congresso: innanzitutto il termine "presenza".

Ce l'ha detto con forza Andrea Riccardi, ieri pomeriggio, e in altre forme è stato detto da tutti i politici che sono venuti qui in questi giorni e che hanno riflettuto sulla situazione politica, in alcuni casi anche cercando di rielaborare il lutto, per quanti uscivano da una sconfitta elettorale.

Ebbene, da tutti è venuto questo elemento: da un lato, il riconoscimento della nostra presenza e, dall'altro, la sfida della presenza nei territori, del vivere i luoghi nei quali le persone sono presenti con tutte le contraddizioni, ma anche con tutta la vitalità, la realtà vera che in questi luoghi si coglie.

Quando però ci poniamo il tema della presenza, naturalmente noi aclisti dobbiamo dire come stare, come radicarci nel territorio. Certamente dobbiamo profondamente riflettere sul nostro modello organizzativo. Abbiamo dato delle indicazioni in questo Congresso. Abbiamo colto la necessità di non cancellare la nostra tradizionale presenza nei circoli storici, ma di rinnovarla a partire dalla molteplicità degli interessi, delle attenzioni, delle passioni sociali e civili che animano i nostri concittadini, facendo rete tra tutti questi, cercando di costruire un sistema "a stella marina" – che ho richiamato in relazione – che ci consenta di sviluppare sempre più la socialità, ma al contempo di rimanere profondamente uniti, perché legati da poteri profondi che si autoriproducono e che riescono a dare significato dall'interno al nostro agire anche in ambiti diversi.

Ebbene, questo nostro radicamento sul territorio è la prima grande sfida che la nostra Associazione deve assumersi. In tutte le province, in tutte le regioni. Credo dovremmo interrogarci, da domani, su come le Acli possono essere più significative per le nostre comunità; come i nostri circoli, quelli più vivaci e quelli che manifestano una certa stanchezza, sia per l'età dei componenti che per le modalità dell'associazionismo, ribadisco, come tutti questi possano essere sollecitati, stimolati accompagnati in un percorso di rigenerazione che dia loro significato e che dia voglia agli iscritti di appassionarsi e di essere a loro volta promotori di associazione.

Non crediamo di poter noi dirigenti fare l'associazione. Noi dobbiamo dare stimoli, consigli, indicazioni e mettere a disposizione strutture e modalità per fare associazione; ma poi dobbiamo anche saper cogliere quello che dal basso emerge. Non necessariamente tutte le esperienze nascono già acliste, molte volte nascono da uno spontaneo desiderio di attivarsi; e le Acli devono saper cogliere in questo l'opportunità di fare rete e di andare a dare dimensione politica a queste esperienze.

Radicamento nel territorio. Se n'è parlato anche nel confronto con i tanti politici che abbiamo avuto, in particolare appartenenti all'attuale opposizione; anche perché stiamo vivendo giornate difficili e complesse per la formazione del nuovo governo e, quindi, i leader del Popolo della libertà hanno preferito dedicarsi a questo e forse anche non esporsi. Ma avremo sicuramente occasione, nel prossimo futuro, di interloquire con le forze di maggioranza con cui comunque abbiamo avuto degli incontri e rapporti in questi giorni passati. Ebbene, anche partendo dalla politica ci rendiamo conto che il radicamento nel territorio parte da uno studio appassionato del particolare per servire il globale: senza questa attenzione ai problemi concreti che ciascun territorio presenta noi difficilmente sapremo rappresentare quel territorio e difficilmente sapremo mettere in atto strategie, servizi, modalità opportune per poter davvero essere significativi all'interno di esso.

Allora, l'appello che rivolgo a voi e tramite voi ai consigli provinciali e regionali è quello, come ho detto in relazione, di essere, di trasformarsi in osservatori delle politiche sociali, del lavoro, dell'immigrazione dei territori che noi abitiamo. È questo l'unico modo che c'è per far sì che ci sia davvero un pensiero, un approfondimento, una riflessione: che si parta dalla realtà concreta di ciascun territorio, che può essere differente, ma che può anche essere letta poi insieme.

Mi rendo conto di chiedervi un lavoro faticoso, ma un lavoro necessario. Per rispondere con passione noi stessi, abbiamo bisogno di essere più forti anche nella consapevolezza di quelli che sono i nostri valori incarnati nelle strategie che dobbiamo mettere in atto per trasformare la realtà; ma dobbiamo anche andare a fornire un pensiero compiuto nel rapporto con le istituzioni e con le altre associazioni che, come avete potuto vedere in questi giorni, guardano a noi con straordinario interesse.

Come stare? Come stare in particolar modo nel mondo del lavoro. Tanti, tantissimi interventi hanno in particolare soffermato l'attenzione su questo tema che per noi è fondativo. Questo mondo del lavoro che si è trasformato, che noi intercettiamo con fatica, che andiamo a servire più con i servizi tradizionali che con la capacità di costruire relazioni, di socializzare il lavoro, come abbiamo detto nella relazione e nei documenti pre-congressuali. Ebbene, qui c'è la grande sfida di andare a riunire, a riorganizzare, a far emergere forme di partecipazione dei giovani lavoratori; in particolare, penso ai tanti lavoratori cosiddetti atipici, ma che atipici non sono più, del mondo flessibile che volge al precariato, cercando di far emergere le ragioni dello stare insieme.

Partiamo pure, come molte realtà territoriali ci hanno suggerito, dai servizi, perché quello può essere il modo di agganciare le persone, di renderci credibili agli occhi di chi, appunto, è anche un po' deluso dalle forme tradizionali di rappresentanza; ma poi trasformiamo tutto questo in un rapporto continuativo. Non fermiamoci a dare un servizio, per quanto utile, cerchiamo di coinvolgerli, di far loro comprendere che nelle Acli possono trovare uno spazio per avere la propria visibilità e la propria forma compiuta di partecipazione civile da lavoratori all'interno della società.

Non pensiamo che sia un'impresa impossibile. Ricordo proprio Palma Plini, dirigente aclista scomparsa da poco e ricordata all'inizio del Congresso, che raccontava di come nacquero le Acli Colf. Lei che era estranea a questo mondo, ma era lavoratrice e donna, venne incaricata di andare a contattare le colf; e iniziò andando a fare volantinaggio in Stazione centrale a Milano dove giungevano queste donne al mattino per poi andare a lavorare nelle case.

Ecco, non pensiamo che un tempo fosse facile fare aggregazione dei lavoratori. È sempre stato un mestiere complesso. Ma è questo il nostro mestiere. Quindi, proviamo a trovare delle strategie che passino anche attraverso gesti concreti che ci mettono tutti quanti in gioco, per riuscire a riattivare questi canali.

E ancora, sempre a cavallo tra il mondo del lavoro e le nuove sfide del mondo del lavoro, cerchiamo di creare socialità, incontro tra i lavoratori stranieri. Per noi l'immigrazione non può essere soltanto una tematica che affrontiamo culturalmente o una sfida a cui diamo risposta con i nostri servizi; ma anche qui è una sfida associativa, di associazione. Iniziano a emergere associazioni di cittadini emigrati. Bene, noi queste associazioni le conosciamo, la nostra storia è storia di associazioni di emigrati in tutto il mondo; sappiamo quali sono i loro bisogni, proviamo a rispondere a questi offrendo loro una rete, lo spazio di cui hanno bisogno, soprattutto in principio e nei diversi luoghi. Provando a iniziare con loro dei percorsi che partano dalle cose più semplici di cui possa esserci necessità – la conoscenza della lingua, la socializzazione, e poi ancora la possibilità di tutela dei propri diritti. Lo facciamo attraverso i servizi, ma facciamolo anche e sempre di più attraverso l'associazione.

E poi come "stare con" le famiglie. Abbiamo detto "Punto famiglia". Un'iniziativa concreta, semplice per certi versi, ma che rivoluziona il nostro modo di fare servizi: non più sportelli. Sarebbe troppo poco. Ragioniamo invece su qualcosa che dia protagonismo ai soggetti, fossero anche due, tre o quattro famiglie intorno alle quali si inizia a costruire, alle quali si dà una mano, lì sì anche per offrire qualche servizio che loro stessi non potrebbero mettere in campo.

Tutto questo può fare emergere un protagonismo di cui abbiamo un bisogno straordinario, e non solo noi aclisti, ma noi italiani, noi uomini oggi in questo mondo così strano che per certi versi sottovaluta la relazione, la cura delle relazioni.

E poi, ancora, vorrei dire come stare nel fare impresa a vocazione sociale. Grande sfida anche questa che va affrontata in questi anni, fino in fondo. A più riprese abbiamo ribadito l'unitarietà del sistema aclista, la volontà di non dividere l'associazione dai servizi, dalle imprese. Perché diversamente avremmo probabilmente perso la vocazione, si sarebbe rallentato anche il flusso di dirigenti, di passioni che per fortuna continua a circolare; ma abbiamo bisogno di essere capaci di fare impresa in modo diverso da come lo fa l'impresa "profit" o da come fa la maggioranza delle imprese. Dobbiamo stare in questo mondo dell'impresa con caratteristiche proprie.

In relazione ho indicato alcune piste. Ma credo sia una sfida urgente e impegnativa quella della carta dei valori e quella anche di un criterio nella gestione dei nostri servizi e delle nostre imprese che renda esplicita, intanto la trasparenza, poi la volontà di metterci al servizio delle comunità in cui siamo. Noi non ragioniamo nella logica del profitto, non ragioniamo solo nella logica della crescita come il mondo del mercato oggi. Ma in una logica che è quella di mettere al centro la persona, sapendo che i bilanci a posto, sono un criterio altamente etico, ma che contemporaneamente bisogna sapere a che cosa servono gli utili che le nostre imprese producono e bisogna esplicitare a tutti quali siano le finalità di questi utili.


E poi un secondo ambito del nostro agire, una seconda parola chiave che riprendo dalla relazione, ma che mi sembra sia prepotentemente emersa dal dibattito, in "parlare con il fare".

Questo oggi ci è chiesto e questa è la grande sfida dell'associazionismo del XXI secolo. Non l'attivismo senza testa e senza cuore che ha caratterizzato alcune pagine della storia dello stesso mondo cattolico, e di un certo modo di fare volontariato. Non è questo il nostro parlare con il fare. Ma è l'intrinseca politicità dell'agire che noi dobbiamo mettere in campo.

Vedete amici, fare le Acli vuol dire rimboccarsi le maniche, vuol dire fare iniziative concrete, piccole o grandi che però incidano sulla vita delle persone che sono insieme con noi. Questa è la strategia.

"Scommessa Italia" non è solo una campagna di comunicazione, perché se questo fosse alla fine non ci dovrebbe preoccupare più di tanto, non dovrebbe stare nei nostri pensieri in questa fase. Invece, indica il modo in cui noi andiamo a dire qual è la società che nel domani vogliamo.

Il nostro parlare con il fare diviene particolarmente importante in questa stagione, una stagione nella quale vi è un rifiuto da parte dei nostri concittadini della parola non accompagnata dall'azione.

Pensiamo a quanto è accaduto nella politica, a quanto programmi che avevano pure una loro capacità persuasiva in termine di rigore siano stati trascurati dai cittadini, che guardavano invece alle questioni concrete; promesse forse troppo roboanti, ma che comunque potevano far immaginare che immediatamente vi fossero degli atti successivi alle cose enunciate.

Ebbene noi dobbiamo agire in questa maniera, dobbiamo pensare al nostro fare le Acli come eminentemente un operare nel sociale cercando anche con inventiva e con fantasia di riattivare i nostri territori; anche rendere bello e gioioso il ritrovarsi delle persone intorno a noi e ai progetti che noi promuoviamo, sia perché vi è una grossa condivisione fra le persone, ma anche perché attraverso questa attivazione ci sentiamo protagonisti.

Non è un elemento da poco questo del protagonismo. In questa società dobbiamo tenere insieme l'elemento della rappresentanza. Ma non ci basta. Vogliamo riattivare i territori, rendere le persone che con noi vivono la realtà, protagoniste del percorso. Vogliamo far sì che si sentano davvero cittadini, davvero cristiani, veramente persone che possono cambiare la realtà che le circonda.

In questo processo dobbiamo stare attenti. Ce lo ricordava Guglielmo Epifani. Perché c'è il rischio che tutto si schiacci sul presente, che non ci sia più prospettiva in questo nostro agire. È un timore che sento fortissimo per la politica, che in qualche modo tende costantemente a verificarsi sul breve, brevissimo periodo delle elezioni. Non sono ancora finite le elezioni e già qualcuno parla di verifica l'anno prossimo del Partito democratico in occasione delle europee. Cose folli.

Ragioniamo invece in una prospettiva di medio-lungo periodo, che possa dare effettivamente una possibilità alle idee di camminare, alle strutture di partecipazione di diventare efficaci.

Nei tempi stretti la partecipazione non esiste. Nei tempi stretti l'unica partecipazione è quella di Grillo che riempie una piazza per urlare i "vaffa", ma non è questo il modello con cui noi vogliamo partecipazione popolare.

E dobbiamo contestualmente anche resistere alla diaspora, come diceva Walter Veltroni, resistere alla diaspora. Perché certamente abbiamo molti segnali che ci indicano questo come un paese che in qualche modo è in affanno: cittadini, carichi di preoccupazioni, che non conoscono le opportunità, anche perché talvolta non sono in grado di farlo. Indifesi come sono nella società del rischio, si chiudono e sfuggono gli uni agli altri. Ebbene, proprio con il nostro "parlare con il fare", noi dobbiamo provare a costruire reti di fiducia. Innanzitutto, fra le persone. E queste trasformarle in grandi reti di speranza nella prospettiva del futuro.

Inoltre, a questo riguardo, noi dobbiamo mettere al centro una [terza] parola che già conoscete perché l'ho ripetuta tante volte, e che credo debba stare nel cuore della nostra Associazione.

È la parola "cura". Noi dobbiamo avere cura delle relazioni in primo luogo. La nostra Associazione si deve contraddistinguere per lo stile con cui opera all'interno della società.

Se c'è un elemento che della politica ci sconcerta è proprio che non ha saputo avere cura di noi. Non ha saputo avere cura degli aspetti istituzionali: in questi anni la rozzezza della politica ha cancellato quello stile che distingueva l'agire istituzionale, che garantiva tutti e ci faceva sentire tutti un po' più a casa nelle istituzioni.

Pensiamo a quanto non si è avuto cura in politica e nemmeno rispetto nelle questioni di normale educazione riguardo alle persone: abbiamo assistito a indegne gazzarre, abbiamo visto persone per bene insultate e schiaffeggiate. Inaccettabile.

Cerchiamo di far sì che questo non si ripeta. Chiediamo forte che si torni ad avere cura delle relazioni tra di noi, che ci sia rispetto, da un lato, ma anche preoccupazione per il bene dell'altro.

La nostra Associazione da questo punto di vista credo abbia la capacità di mettere al centro questo stile dello stare insieme. Non dimentichiamo che 4 anni fa a Torino mettemmo al centro della nostra riflessione la fraternità. Non fu un caso. La fraternità l'assumemmo all'epoca come grande categoria politica, ahinoi, dimenticata dopo la Rivoluzione francese; o meglio già a metà della Rivoluzione francese cominciarono a depennarla dai documenti ufficiali e poi via via scomparve.

Ecco, noi vogliamo che questa fraternità, che fra l'altro per noi oggi assume una caratteristica ancora più ricca, guardandola con gli occhi dell'interdipendenza, ebbene, che questa divenga il nostro stile, il nostro modo di vivere all'interno del nostro paese e anche con i popoli vicini e lontani.

Penso alla cura che noi dobbiamo avere riguardo ai nostri progetti di cooperazione che non sono stati lungamente citati in questi giorni, ma che vanno ricordati. La scuola di Inhassoro in Mozambico, che finalmente funziona a pieno regime e che per noi è motivo di orgoglio; sta operando, sia pure se è all'inizio, il nostro progetto in Kenya per sostenere l'aggregazione dei lavoratori di un paese che cerca una via per la democratizzazione. E vorremmo anche attivare un ambiziosissimo progetto, come diceva questa mattina padre Faltas: la costituzione delle Acli in terra di Palestina. Un progetto che ha una valenza particolarissima, perché non c'è modo di abitare il presente più forte che farlo nella Città per eccellenza, a Gerusalemme; nella città delle tradizioni, ma anche quella a cui tutti noi tendiamo in maniera concreta o metaforica per il futuro.

Credo che anche questa cura di relazioni debba appassionarci.

Infine, tutto questo noi vogliamo andarlo a costruire insieme da cristiani. Ci ricordava ieri Andrea Riccardi, citando De Lubac, "la natura essenzialmente sociale del cristianesimo vissuto"; e ci diceva il cardinal Martino nell'omelia che "la fede è personale ma non privata". Credo davvero che questo elemento debba essere per noi un punto fermo. Dobbiamo vivere intensamente la nostra esperienza cristiana perché da questa scaturisce anche l'origine del nostro impegno nel sociale. È questa la finalità, ma anche la vera prospettiva all'interno della quale noi operiamo. Dobbiamo avere quel coraggio, a cui ci invitava con forza il cardinal Martino, di essere le api operaie della Dottrina sociale della Chiesa.

Allora, amici, in quei processi che noi vogliamo mettere in campo – formazione per la politica, formazione al nostro interno per i dirigenti, rinnovamento del nostro stile di stare insieme nei territori, sia essendo i nostri stessi consigli degli osservatori sulle tematiche emergenti, sia attraverso la riattivazione delle reti dei nostri circoli – in tutto questo, mettiamo al centro la Dottrina sociale della Chiesa.

Anche qui Andrea Riccardi ci rammentava e invitare ad usare la DSC come il vero strumento per respirare a pieni polmoni, per non perdere le idealità, oggi che sono cadute le grandi ideologie; non perdere valori che travalicano l'immediato e che però contestualmente servono oggi, nel concreto, l'uomo. Ebbene, io credo che noi con lo stile che ci è proprio e anche sapendo che il vivere per gli altri è radice di felicità, ebbene, con tutto questo stile noi dobbiamo operare, per ritrovarci fra 4 anni come Associazione più ricca, più bella, più capace di interpretare e di ridire alla nostra società quello che noi desideriamo per il bene di tutti.

Termino ringraziandovi e riprendendo le parole della lettura che abbiamo ascoltato ieri dagli Atti che, credo, meglio di ogni altra ci richiama al nostro preciso dovere: noi cristiani abbiamo sempre una speranza che travalica i fatti concreti, che ci fa – come ha ricordato Benedetto XVI nella Spe salvi – essere sereni o quanto meno carichi di fiducia anche quando il nostro personale o collettivo progetto sociale dovesse fallire. Ebbene, noi però non siamo chiamati alla sola contemplazione, per quanto questa sia un elemento determinante, come ho detto, per poter poi vivere fino in fondo la nostra esperienza nel sociale; ma siamo chiamati anche – e come aclisti, io dico, in particolare – a testimoniare nel mondo, nella Galilea delle genti, quello che è il nostro profondo sentire, quello che l'insegnamento che da Gesù ci è giunto. Ebbene, allora, amici, anche a noi tutti sentiamo rivolte quelle parole dall'alto: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?"


Roma, 4 maggio 2008

* testo non rivisto dall'autore


 

Segnalazione Articolo BBC

Segnaliamo un articolo uscito qualche giorno fa sul sito della BBC.

http://news.bbc.co.uk/2/hi/africa/7372433.stm

Buona riflessione

Police in Mozambique have been accused of killing and torturing people with near total impunity.

The human rights group Amnesty International has published a report saying the Mozambique police appear to think they have a licence to kill.

The group says officials have responded to rising crime rates with often lethal force, but that they almost never face criminal proceedings.

Police in the southern African nation denied rogue police went unpunished.

Maputo city police spokesman Arnaldo Chefu admitted the existence of some unlawful police officers in the country's service, who involve themselves in criminal activities, including torture and killing, sometimes of innocent civilians.

He said they faced up to 24 years in jail if convicted.

Changes needed

Amnesty's report was published just a day after Mozambique's League for Human Rights said the country's human rights situation had deteriorated in 2008.

"Police in Mozambique seem to think they have a licence to kill and the weak police accountability system allows for this," said Michelle Kagari, deputy director of Amnesty's Africa Programme, in the report, entitled "Licence to Kill".

"In almost all cases of human rights violations by police - including unlawful killings - no investigation into the case and no disciplinary action against those responsible has been undertaken, nor has any police officer been prosecuted."

Amnesty's report highlights individual cases including that of Abrantes Afonso Penicela.

Before he died, in August last year, he told his family how he had been left for dead by members of the police.

Mr Penicela said five of them arrived at his home. He said he was grabbed and bundled into a car. He was given a toxic injection, driven to a secluded area and beaten up until he fainted.

He said he was then shot in the back of the neck and set on fire.

The police left him there, but he survived and managed to crawl to a nearby road. Here he was found by local people who took him to a nearby hospital. There he told his story to his family before dying from his injuries.

No police officer has been arrested over Mr Penicela's death.

In February, police opened fire on a group of people protesting in the capital Maputo about increased transport fares, Amnesty's report says.

Three people were killed and around 30 injured in the incident.

Amnesty has recommended urgent changes to police codes to bring them into line with international standards.


 


08/05/08

 

Il rientro ad Inhassoro










Da ieri, io (Samuele), e il presidente di IPSIA-Vercelli Onlus, ing. Michele Lepora, siamo di nuovo sul campo ad Inhassoro. Superato il sempre emozionante volo Johannesburg-Vilankulo su un velivolo un po' datato si è di nuovo pronti per continuare i lavori presso la Scuola Estrela do Mar.

Il presidente sta supervisionando le attività e pianificando quelle future, insieme alla direzione della scuola e a padre Pio Bono, sempre attivo ed energico.

L'accoglienza è stata calorosa,e come già anticipato, abbiamo avuto modo di assistere alla presentazione ufficiale della Associazione Sportiva della scuola, e del gruppo teatrale. Quest'ultimo, magistralmente guidato dal professor Bellarmino, si è già distinto a livello di distretto, andando a vincere una competizione nella vicina Maimelane.

Sono segni questi di vitalità e di impegno dei nostri ragazzi. Attorno alla scuola si stanno raccogliendo le forze e le energie migliori del distretto, facendo della scuola non solo un luogo di formazione professionale ma anche un laboratorio di crescita ed impegno culturale e umano, decisivo per la formazione della classe dirigente mozambicana del domani.


04/05/08

 

Il Nuovo Spazio IPSIA N.30

Ecco il nuovo Spazio IPSIA, con ben 2 articoli su Inhassoro.

Buona lettura


spazio%20IPSIA%2030.pdf

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