28/05/08
Una descrizione di una giornata da parte di uno dei nostri professori
Ecco come Cleisson De Sousa, un nostro professore, forse il più brillante mi descrive la sua giornata. Le foto sono prese nella sua capanna, arredata con stile, buon gusto ed enorme dignità. Il centro è la grande scrivania, con i libri, il mezzo per il riscatto sociale.
Non vi è luce, e la lampadina è alimentata da una batteria, appoggiata su vecchie scarpe consunte dal tempo, che non possono non ricordare le scarpe del celebre dipinto di Van Gogh.
-so di non sapere- questo senso di introspezione fatta da Socrate non è troppo per servirmi da modello per la mia piccolezza rispetto alla conoscenza.
La mia vita si divide in parti che si concretizzano in differenti azioni di una vita, la quale non mi vergogno di dire che è caratterizzata dall'impegno e dalla ricerca per il futuro, di una vita che si basa sulla scoperta, nel buon giudizio delle cose e in cima di tutto la mia persona.
Paragono la mia routine quotidiana a un sistema chiuso, o a un ciclo continuo e permanente. Una giornata di un professore-studente. Si deve accettare la durezza di tutte le cose alle quali devo dare risposte, risposte con opera fatte alla perfezione.
Ma è cosa certa e grande che io abbia un orologio biologico, una specie di circuito elettronico programmato, non appena scende la notte mi vado a sedere fra le grandi montagne di libri sulla tavola, fra i fogli sparsi, e fino alla fine divoro foglio per foglio, o scrivo o medito e in questo circuito quasi arriva a prendermi il sonno che mano a mano prende il suo monopolio sul mio corpo.
Di solito per il mio orologio biologico l'ora di dormire non è oltre l'una e a volte pianifico di svegliarmi alle 3 o 4 del mattino per studiare di nuovo o preparare le lezioni che devo dare.
Una giornata pesante, lunga e buona, mi piace dire così perché mi sono abituato a vivere con attenzione, parlare con gli altri,a osservare e a meditare l'essenza delle cose.
Alle 6 prendo la mia cartella piena di libri e materiale informatico e vado a dare lezioni fino alle 3 del pomeriggio. E poi tento di prendermi un po' di ore di relax e poi di nuovo dalle 9 mi accingo a studiare. È un lavoro complicato e buono per un giovane di 20 anni come me, insegnare fisica e informatica e studiare geografia. Non sarebbe quindi sbagliato dire che sono 3 persone diverse.
Dico anche che è una giornata complicata al solo pensare l'impegno di dover studiare a distanza e di essere un professore con una giornata stancante.
Ma avvicino all'asprezza di questi giorni, alla durezza delle responsabilità come un bene che presto o tardi potrà dare risultati certi e in più lavorare non fa male, e il sapere non fa mai male, ed è quindi per questo che il mio sistema nervoso non mi permette di dormire conscio della mia ignoranza. E da qui il tema : non posso dormire prima di aver appreso qualcosa.
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