Sono seduta – o piuttosto spaparanzata – all’aereoporto di Parigi, un’immenso intreccio di pareti di vetro e scie di persone che sfrecciano verso gli imbarchi. L’ente nazionale del Serviczio Civile ha deciso che abbiamo diritto ad un rientro in occasione delle elezioni regionali e così – letteralmente - al volo, ho colto l’occasione per fare un salto a casa, fare felici i miei genitori, gli amici e anche la pancia!

Tuttavia sento che mi manca qualcosa, lasciare Inhassoro così presto mi fa quasi avvertire una lieve, e sino ad ora sconosciuta, sensazione. Abbiamo tanto da fare, siamo una fabbrica di idee e per questo mi discpiace spezzarne la produzione anche solo per una decina di giorni. Non temete il mio non è stakanovismo estremo; ma, semplicemente, quello che faccio e con chi lo faccio è qualcosa che mi vince e mi convince ed inizia a legarmi a questa terra, alla sua scuola, e alla sua storia. Se hai iniziativa è l’Africa che ti lascia vivere da protagonista con proposte, progetti, idee – rubo le parole di una persona importante se vi dico che qui/lì bisogna essere un pò imprenditori di se stessi per sopravviviere.

Mi compiaccio e, anche un po’, mi gongolo nel vedere crescere le emozioni che mi portano vorticosamente alla fine di ogni giornata. Certo senza le persone che mi circondano in Europa e ad Inhassoro questo non avrebbe senso, ma comunque hanno la capacità di rendermi più forte di fronte ad un mondo che altrimenti mi mangierebbe e ad un percorso che ancora è fortunatamente lungo.

Non voglio certo fare la solita morale sullo stare in Africa, nè tantomeno spiegarvi come funziona questo pazzo continente, anche perché io nemmeno lo so; avevo solo voglia di dirvi che passo dopo passo anche un mercato pieno di pomodori, cipolle e fagioli può fare “ingrassare” la voglia di vivere e di partecipare.

A presto
Sara