08/06/10

 

Il valore della superficie

La visita a Santa Carolina è stata un’occasione per riflettere.

L’isola è a pochi chilometri da inhassoro ma sembra tutto un altro mondo. Inhassoro così “mondana” rispetto alla solitaria pace che regna sull’isola; Inhassoro così deturpata rispetto all’incontaminata vegetazione isolana ed Inhassoro cosi rumorosa rispetto ai profondi silenzi che ti invadono appena ti immergi sotto la superficie dell’acqua.

Teatro di una decadenza romantica e affascinante l’albergo, ora in disuso, è pressochè l’unica traccia di umanità presente su questo lembo di terra. Camminare per le sue stanze, oltre che un abile esercizio d’equilibrio per evitare le voragini procurate dal moto incessante delle onde, è l’occasione per scatenare la fantasia in un volo all’indietro e immaginare i lunghi vestiti dei coloni portoghesi danzare al ritmo di musiche partorite dall’incrocio della cultura europea e mozambicana. Si può addirittura immaginare un check-in alla reception il cui scheletro a discapito degli uragani e dei cicloni è rimasto integro e ben conservato.

Ma il mare, con i suoi taciturni colori è la parte migliore. Credevo che
il paradiso fosse un prato fiorito e invece no! È una spiaggia bianca incontaminata che si perde in un azzurro cosi limpido da fare impressione. Non è difficile immaginare che i primi mercanti in cerca di una base per i loro commerci abbiano abbandonato qualsiasi velleità economica per diventare i primi turisti della storia. Scherzi a parte…..ci siamo buttati in acqua…gelata.

Appena sotto la superficie tutto un altro mondo vive con regolare ordinanza. Coralli, scogli, molluschi e pesci si muovono – beh forse gli scogli no! - con una calma armoniosa circondati solo da uno spaventoso silenzio. Non è per me il mergulho – come qui chiamano le immersioni -, stare sotto il pelo dell’acqua significa anche tuffarsi nei pensieri, nella paura di sentirli e sentirti afferrare da un morso la caviglia – la zona pare sia abitata anche da grossi squali che normalmente non entrano nel reef, ma che non disdegnano di crearvi dei varchi.

All’inizio è un tripudio di colore, pesci dalle sfumature più strane, gialle,blu arancio e rosse sfrecciano guardinghi al tuo fianco e irradiano balliori argentei affacciandosi dagli scogli; nonappena però ti allontani e l’acqua si fa più profonda tutto intorno tutto si fa scuro e ignoto, ti senti vulnerabile, immerso in correnti fredde e calde che vorticano attorno alla tua pelle. In un certo senso è come dissociarsi e distaccarsi dal corpo, il cervello sente e vive paura,bellezza e incertezza, mentre il corpo è diviso a metà tra il tepore che il dorso incamera sfiorando la superficie dell’acqua e il repentino disperderlo al contatto del ventre con l’acqua fredda di questa stagione.

Immergersi potrebbe rappresentare la metafora più discussa della storia, quel dualismo sopra e sotto la superficie, che si adatta a tutte le scienze – vedi gli iceberg e la psicologia – e a tutte le fedi – cosa c’è oltre la vita terrena? È vero però che è solo la voglia di scoprire e indagare che permette di vedere, una realtà è come la vogliamo vedere, come la storia del bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Nessuno può dire quale delle due sia più giusta, tutt’al più si può dire cos’è più bello o più comodo. Così anche questa esperienza ogni giorno si arricchisce di un tuffo sotto la superficie, si scoprono “pesci colorati”, “scogli pungenti”, “coralli arpionati ai fondali” e quello che può accadere da un momento all’altro è sempre un’incognita, un morso, una corrente o il tepore e il frastuono di quando tiri su la testa.

Alla prossima
Sara

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